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Come aiutare i ragazzi a terminare gli studi e inserirsi nel mondo del lavoro?

La nostra società ha istituito l'istruzione per formare le persone sia come cittadini sia come lavoratori. L'aspettativa di chi ha già percorso tutto l'iter -a partire dalla conclusione degli studi fino ad arrivare all'inserimento professionale- è vedere le nuove generazioni ripercorrere le stesse tappe. Tale prospettiva non necessariamente corrisponde con le effettive decisioni che ogni giovane fa riguardo alla propria vita.

statistiche istat 2017: NEET - EET

Negli ultimi 10 anni le scienze umane hanno posto particolare attenzione riguardo al proseguimento degli studi e all'ingresso nel mondo lavorativo dei ragazzi. In particolare, sono state identificate due fenomeni sociali importanti che interessano la fascia di età compresa tra il termine dell'istruzione obbligatoria (in Italia fissata a 16 anni) e i 30-35 anni: NEET ed EET.

NEET è l'acronimo inglese di "not (engaged) in education, employment or training": indica persone non impegnate né nello studio né nel lavoro.

EET è l'acronimo inglese di "Employed-Educated and Trained": indica persone che proseguono gli studi superiori o universitari e che trovano un impiego professionale o creano una nuova attività lavorativa.

Tutti i dati considerati nell'infografica sono stati tratti dalle statistiche ISTAT pubblicate nel 2017 all'interno del documento "Il mercato del lavoro". La composizione della popolazione giovanile quindi si sta modificando. Il numero di ragazzi impegnati nello studio o nel lavoro è in aumento. Quindi, possiamo chiederci: come possiamo favorire questo cambiamento?

Gli adulti tentano di spronare i giovani con le migliori intenzioni attraverso modalità che, però, risultano poco efficaci in alcune occasioni. Talvolta chiediamo al giovane di "fare ciò che non sta facendo", proponendo noi "idee già preconfezionate" oppure volendo da lui "un'attivazione sollecita" . Ecco qualche esempio:

  • Tuo cugino tra un mese si diploma, dovresti riprendere in mano i libri, così ci arrivi pure tu!

  • Sono andata all'informagiovani, c'è qualche offerta di lavoro. Perché non vai a vedere anche tu?

  • Sono stufo di vederti gironzolare per casa. Quando ti trovi qualcosa da fare?

Perché queste modalità, seppur espresse in buona fede, non raggiungono i risultati sperati? I risvolti potenzialmente negativi sono molteplici. Il rischio di offrire "idee preconfezionate" è che il ragazzo non le senta come proprie e sarà poco interessato a perseguirle; mentre, il rischio nel volere "una attivazione sollecita" è di generare nel giovane ira verso chi "richiede" o angoscia per la propria condizione e nessuno di questi due stati d'animo è funzionale ad un cambiamento positivo. Infine, in entrambi casi, sia nel proporre "idee preconfezionate" sia nel volere "un'attivazione sollecita", l'accento è posto su "ciò che il giovane non sta facendo" e questo comporta una identificazione del ragazzo come un "nullafacente". Gli studi psicologici ci dicono che più una persona si identifica come un "nullafacente" meno voglia avrà di fare qualcosa di diverso.

dispersione scolastica, disoccupazione

Allora, se è meglio abbandonare queste modalità, come è possibile promuovere l'interesse nel completamento del percorso formativo e l'ingresso nel mondo del lavoro per i giovani? Di seguito vi offriamo alcuni spunti che possono essere utili per cercare la modalità consona ad ogni specifico ragazzo.

Chiedere al giovane quali sono i suoi interessi

Capita che i ragazzi si sentano poco capiti dagli adulti che li circondano. Vivono in un'epoca diversa da quella in cui si trovavano i genitori, gli insegnanti e i datori di lavoro alla loro età. Vivono sensazioni personali e non generalizzabili ai coetanei. Hanno idee che, a volte, nascondono volontariamente per paura del giudizio o che, altre volte, non hanno ancora raffinato bene per esprimerle in modo comprensibile alle altre persone. Così possono essere utili domande aperte, come ad esempio: "Quali sono le cose che ti piacciono?" Oppure, se a questo tipo di domande non vengono raccolte delle risposte, si possono porre domande che offrono alternative, come ad esempio: "Ti piacciono maggiormente le attività pratiche o quelle teoriche?"; "Preferisci attività condivise con altri o quelle puoi svolgere prevalentemente da solo?". Tutte queste domande presuppongono la necessità di pensare a qualcosa di diverso dal solito e lasciano al giovane la possibilità di scegliere "cosa pensare di diverso".

Fare attività insieme

Un volta raccolto (anche stralci di) risposte dal ragazzo, è importante non lasciarlo da solo nel passaggio dall'ideazione alla pratica. In questa fase, anche iniziative semplici, che possono sembrare banali, possono essere in realtà molto utili, quando fatte insieme: fare passeggiate o corse al parco, cucinare, organizzare e prendere parte ad un evento (una festa o una gita), partecipare ad una attività di volontariato, … Una volta partiti dalle attività semplici si può arrivare a quelle più complesse: riprendere in mano i libri, scrivere un curriculum, frequentare qualche ora di lezione a scuola o in università, portare il curriculum ad una agenzia di collocamento, … E' importante non cadere nel tranello di volere "tutto e subito"! Ogni cambiamento richiede del tempo…

Permettere al ragazzo di sperimentarsi da solo

Quando il ragazzo ha ricominciato a frequentare nuovamente le lezioni scolastiche o universitarie, a partecipare ad uno stage, a frequentare una associazione di volontariato o a fare una prova per un posto di lavoro, è importante permettere che si sperimenti in prima persona. Sarà lui a vivere questa nuova esperienza. Lui proverà emozioni, positive o negative che siano. Lui ragionerà sull'accaduto e ne trarrà riflessioni proprie. Quello che possiamo fare noi è aiutarlo a trasformare ogni ostacolo superato in una conquista e a concentrarsi prevalentemente su ogni risvolto positivo.

Fare complimenti

Ogni progresso e ogni mezzo passo avanti va sottolineato con complimenti. Dire "bravo" o "sono contenta di te" fa sentire almeno un po' appagato il giovane per gli sforzi che sta facendo. Le cose nuove che fa, anche se a noi sembrano elementari, per lui potrebbero non esserlo!

Esprimere affetto e fiducia

Una cosa importante è far presente al ragazzo, durante tutto il percorso: l'affetto e la fiducia nei suoi confronti. A volte siamo presi dalla quotidianità e non ci ricordiamo di far presente i sentimenti ai nostri cari. Così dobbiamo ricordarci di farlo, anche quando c'è stata una discussione o un litigio, anzi a maggior ragione quando c'è stata una discussione o un litigio. Se il ragazzo si sente amato e degno di fiducia, in modo incondizionato, avrà una carica in più per fare passi in avanti.

conclusione degli studi e attività lavorativa

Ognuno di questi passaggi è complesso. A volte, per riuscire a percorrere una ripida rampa di scale, è necessario appoggiarsi al cordolo della ringhiera. Così, fuori dalla metafora, può essere molto utile affidarsi ad un supporto esterno per affrontare questo percorso. Per tale ragione sono a disposizione esperti, psicologi e psicoterapeuti, che sanno come affiancare il giovane e la famiglia nel raggiungere quei risultati.

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